In sala stampa, dopo un lungo periodo di assenza, si è affacciato anche il presidente del Benevento Calcio, l’avvocato Oreste Vigorito.
“Sono venuto a salutarvi – ha esordito il patron giallorosso – E’ stato un anno difficile e mi dispiace.”
Poi ha ragionato sul suo futuro a Benevento, provando a riflettere e a far riflettere su quanto accaduto, non chiarendo fino in fondo le sue intenzioni. La sua è stata un’analisi che è andata anche oltre l’insuccesso sul campo, spiegando quanto da lui fatto per la città ma anche cosa non gli è piaciuto della piazza.
“Futuro? Non si può pensare al futuro senza considerare il passato. Tutti dobbiamo fare una riflessione. Non ci sono cose a cui debba pensare io e altre cui dovete pensare voi. I demeriti sono di tutti, così come accade nei successi. Abbiamo perso tutti. Questo finale di stagione è stato una schifezza. Chiunque deve pensare al perché le cose sono finite così. Perché si è arrivati alla sconfitta. Per ripartire occorre trovare le motivazioni. Ma se pensiamo tutti che la colpa è di Vigorito e poi vogliamo che Vigorito resti non si va da nessuna parte. Per me il calcio è una cosa sacra. Penso che le persone si debbano emozionare se non c’è più questo è inutile che resti.
Oggi c’era uno striscione messo da dei bambini che mi ha molto emozionato: “Vigorito non mollare”. In questi anni ho cercato di fare quel che potevo per portare le famiglie allo stadio.
Non faccio calcio per interessi ma per emozionare la gente. E lo faccio da solo. Mi riempie il cuore fare del bene a una comunità.
MASS MEDIA – Alla tv di stato, come la definite voi, e ai miei giornali ho chiesto solo di non scrivere cavolate. Se poi questo avviene in altre tv allora è la tv di stato è molto meglio. Non troverete nessun pezzo scritto da un mio giornalista con dentro cavolate. In più, noi paghiamo per tutti i diritti di immagine alla società e ad altri club di calcio della Campania. Invece nessuno vuole farlo per avere le interviste dei nostri calciatori. È un servizio commerciale, esistono dei contratti che nessuna emittente ha sottoscritto ed è per questo che non vengono concesse interviste.
ATTACCO PULLMAN – Nessuno ha scritto o ha dato poco risalto su quello che è accaduto sulla direttissima Bologna Firenze dove il nostro pullman è stato inseguito e attaccato da ignoti. Non c’erano solo i calciatori ma anche altri addetti della società che potevano non tornare a casa. Questo episodio ha screditato il Benevento. Chiedetevi se qualcuno ora verrà? E chiedetevi anche se quelli che dovrebbero andar via vorranno farlo.
TIFOSI – Dei quasi ottomila abbonamenti sottoscritti, allo stadio abbiamo avuto sempre la metà dei tifosi. Ho messo quei prezzi non perché mi servisse far soldi, ma per portare gente allo stadio; nonostante questo sono venuti allo stadio solo in 4000. Non so perché sia accaduto, ma non ho mai mancato di rispetto ai tifosi.
GIOVANILI – Pensate anche al settore giovanile che è arrivato ai playoff con tutte le squadre. In più c’è Carfora che sta facendo i mondiali di categoria e Nunziante che mi è stato chiesto da club di A. Ho comprato l’Avellola, dove prima c’era un campo per pascolare le pecore ed ora c’è una struttura per gli allenamenti e per le partite. Il settore giovanile sta sfornando molti giovani che stanno giocando in serie C. Poi volevo creare un campus per i giovani che venivano da fuori e non mi sono stati concessi i terreni.
STADIO – Anche sullo stadio: l’ho sempre riparato io. Oggi in tribuna vip pioveva, c’era un buco e quelli del Modena erano seduti proprio in prossimità. Non ho potuto fare molto, se non cedere loro il mio posto.
STAMPA – Ci sono giornali a cui non concedo interviste per il modo scorretto in cui si sono comportati in passato.
CODA – Quando Coda era al Benevento, gli abbiamo proposto un contratto a 3 anni che in caso di promozione sarebbe aumentato, ma lui non ha voluto accettare. Al suo posto ho dovuto prendere Moncini e spendere anche una bella cifra. Coda ha preferito accordarsi a fine stagione col Lecce, in serie B e con cifre anche più basse. Ancora oggi se ne pente. In questa stagione, a gennaio, è rivenuto a bussare da me e non volevo prenderlo. Poi mi sono lasciato convincere, ero in accordo col presidente Zangrillo del Genoa, la cifra sul piatto era anche importante ma alla fine è saltato tutto. Sapete perché? Perché dopo alcune partite che non giocava, proprio quando dovevamo prenderlo, è sceso in campo e ha segnato. Col presidente del Genoa ha ricucito il rapporto e la trattativa è saltata perché non lo hanno più venduto.”
di Edoardo Porcaro