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Benevento, Cannavaro: “Vogliamo arrivare il più in alto possibile, ma dobbiamo restare concentrati”

Scritto da il 2 ottobre 2022 alle 10:19 e archiviato sotto la voce Calcio, Testata. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Queste le parole del nuovo tecnico del Benevento, Fabio Cannavaro, alla vigilia di Benevento-Ascoli.

“E’ stata una settimana in cui si è lavorato tanto. Ho cercato di non cambiare molto e di portare un ambiente sereno. Ho fatto in modo che pensassero solo al calcio.
Sono andato via tanti anni fa dall’Italia, facendo esperienza negli Emirati, in Arabia, in Cina e ho trovato un calcio a volte più fisico a volte più tattico ma alla fine è sempre calcio. Rispetto al passato non devo usare il traduttore e il messaggio ai ragazzi arriva più velocemente.
A me non piace dare la formazione a inizio settimana. Ho trovato una squadra allenata con una sua caratteristica e quindi non ha senso cambiare tutto. Cerco di mischiare le squadre perché è un mio modo di allenare: il campionato è lungo e so che c’è bisogno di tutti. La formazione la do dopo pranzo, il giorno della partita, perché così la notte ci posso pensare bene.
Gerarchie? Non sono stupido so che ci sono calciatori con una certa esperienza e altri che devono recuperare la forma. Ma ho dalla mia le 5 sostituzioni per poter far giocare tutti. I ragazzi devono capire che è meglio giocare 60/65 minuti dando tutto che farne 90 a zoppicare.
I nazionali sono tutti rientrati. Sono un po’ delusi per i risultati, ma sanno che arrivati qui dovranno dimenticarselo e pensare solo al Benevento.
Schiattarella è uno di quei calciatori non al massimo, tiene botta fin quando le distanze restano di un certo tipo, poi va in difficoltà. Dovrò gestirlo da qui a un mese. Ho comunque avuto grande disponibilità da parte di tutti i calciatori e questo per un allenatore è una cosa importante.
Stiamo provando due sistemi di gioco. Questo perché il 4-3-3 lo conoscono ed è giusto rispolverarlo. Se sono passati a 5 è solo per una questione di sicurezza. Si pensa di stare più coperti, ma abbiamo fatto pochi gol e dobbiamo cambiare il modo di gestire la palla, occupare di più l’area e portare avanti gli attaccanti pur sapendo che si può rischiare. Mi piace che i ragazzi non abbiano paura. Poi con due nazionali in difesa credo di poter rischiare qualche cosa.
In questa squadra abbiamo diversi tipi di attaccanti: ho due esterni come Farias e Ciano; due punte centrali come Simy e Forte, poi ho La Gumina che dovrebbe rientrare.
In questi giorni abbiamo lavorato molto sulla fase offensiva. Mi è piaciuta l’attenzione che i ragazzi hanno messo negli allenamenti. Le scelte che farò in questo momento dipenderanno molto dalla condizione fisica dei ragazzi.
Emozionato per il debutto? Alleno ormai da 8 anni, le emozioni cerco di non farle trasparire, me le tengo dentro, ma essere tornato a casa mi fa piacere.
Farias e Ciano sono giocatori di qualità e di categoria, dobbiamo recuperarli mentalmente e fisicamente. Poi sapete Farias è un brasiliano e soffre di saudade. Dobbiamo ritrovarli perché abbiamo bisogno di loro.
A me piace essere aggressivo in avanti. Questa aggressione può avvenire in ogni punto del campo e deve servire a togliere tempo di pensiero e spazio all’avversario. Ci sono dei calciatori che possono farlo e altri no. Alcuni per caratteristiche fisiche, altri per mentalità. A Farias ad esempio non chiedo di rubare palla al portiere ma di muoversi in un certo modo per recuperare palla. Tutti credo siano portati a farlo. A me piacciono giocatori pensanti.
Glik è quello meno abituato a giocare in fascia. Solo che a volte le qualità tecniche del calciatore possono fare la differenza. A me piace averlo più centrale per la sua struttura fisica. Tutti i difensori però sono abituati a giocare a 3 o a 4.
Ho visto tanto dell’Ascoli. Mi dicono che forse cambierà sistema di gioco. Dobbiamo stare attenti alla velocità dei loro attaccanti e a non perdere palla sulla trequarti. Loro sono anche bravi a non farti uscire. Noi però dobbiamo metterli in difficoltà alzando i ritmi e a non farli ragionare. Bisogna pensare a livello di squadra. Ai giocatori devo dare certezze e non alibi e quindi devo togliere loro i dubbi.
Paolo ha avuto un’esperienza con Bucchi, ma chiedo a tutti i miei collaboratori di guardare le partite e di fare dei report su quello che hanno visto perché ognuno vede il calcio a modo suo e tutto questo contribuisce a preparare la strategia da adottare in campo.
Mi è piaciuto molto l’entusiasmo e l’accoglienza della gente, meno l’euforia. Molti si aspettano di andare in Serie A, ma non è automatico andarci. La squadra ha avuto difficoltà, viene da un cambio di allenatore e ha bisogno di ritrovarsi e di tranquillità. Dobbiamo pensare partita dopo partita, senza mettere pressione alla squadra. Non dobbiamo commettere l’errore di distrarci dal nostro obiettivo.
I dati sono tanti ed enormi, ma io ragiono con l’occhiometro. Non ho cavalli e guardare i numeri. Perché molto dipende dalla testa.
La richiesta del campo è stata fatta perché credo sia importante per avere una buona qualità negli allenamenti.
All’estero il calcio è vissuto diversamente. Non si va in ritiro, non si cerca il silenzio nello spogliatoio e durante allenamento per trovare la concentrazione. Noi abbiamo perso un po’ il gusto di giocare a calcio, esasperando il concetto. Ho ragazzi non superficiali, che ci mettono impegno in quello che fanno e posso permettermi un ambiente più allegro. Poi se loro si divertono in campo, si diverte la gente, si vincono le partite e c’è maggior serenità nel preparare la prossima gara.
Le chiacchiere comunque servono a poco, sarà il campo a dirci dove apportare correttivi. Il mio lavoro c’è soprattutto durante la settimana, il giorno della partita posso fornire loro soltanto delle indicazioni. Questa settimana abbiamo lavorato molto anche sulla postura, sul modo corretto di ricevere palla in modo da poter creare diverse soluzioni di gioco. Poi loro dovranno essere bravi a leggere le situazioni.
Al di là della gara di domani l’obiettivo è arrivare il più in alto possibile.”

di Edoardo Porcaro

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