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Covid-19 e Consulenti del Lavoro di Benevento: da uno studio specifico emerge un quadro inquietante

Posted By Redazione On 29 aprile 2020 @ 12:14 In Attualità,Foto,Lavoro,Testata | No Comments

Ne da notizia il presidente del Consiglio provinciale dei Consulenti del Lavoro di Benevento, Vincenzo Testa.

L’Italia sta vivendo, a causa dell’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, la più grande crisi sociale ed economica dal dopoguerra a oggi. In tale difficile momento sento forte la necessità di ringraziare tutti gli appartenenti  alle professioni  sanitarie che, tra mille difficoltà, continuano  incessantemente a operare rischiando  la propria  vita per salvaguardare quella altrui. E’ questa una doverosa premessa dalla quale non potevo sottrarmi.  Ciò detto mi preme evidenziare   il grande lavoro che la  nostra categoria  sta svolgendo  in  questa fase emergenziale  i  cui  effetti  si  riverberano,   in  modo  tangibile,  sul  tessuto economico  e  produttivo  del  nostro  paese. Negli  ultimi  mesi  i  Consulenti   del  lavoro  sono  stati impegnati, ininterrottamente,  per attivare tutti  gli iter procedurali  atti a garantire,  ai dipendenti  delle aziende  in  crisi,  la  fruizione  degli  ammortizzatori   sociali  nelle  loro  varie  declinazioni.  Chiaro  è l’obiettivo perseguito: ridurre l’impatto della crisi sui lavoratori dipendenti  applicando le nostre competenze nella ricerca di soluzioni concordate che possano consentire  alle imprese di attraversare questo difficile periodo, per poi entrare nell’auspicata  fase di ripresa economica. Tale ragionamento si riflette, evidentemente, anche sulla tenuta dei livelli occupazionali  e reddituali dei lavoratori dipendenti. A tal proposito  è opportuno  rimarcare  i dati  emersi  dal  nuovo studio  elaborato  dalla Fondazione Studi Consulenti  del Lavoro, sulla base dei dati Istat – Indagine sulle Forze Lavoro. Da tale indagine emerge un quadro che risulta essere molto differenziato anche da un punto di vista territoriale: con un “taglio” medio della busta paga che va dal 37% al Nord (pari a circa 512 euro) al 36% del Centro (469 euro in meno), per arrivare  poi  al Sud con una perdita  pari  al 33% (396 euro). L’analisi conferma dunque la criticità dell’attuale situazione  economica,  in cui si trovano tanti lavoratori dipendenti che, stando agli ultimi dati Inps diffusi  il 27 aprile 2020, sono circa 7,3 milioni. Questi lavoratori beneficiari di ammortizzatori  sociali (Cig e assegno ordinario), dopo aver atteso a lungo per avere il sostegno al reddito, finiranno per percepire un assegno di molto inferiore alla propria retribuzione netta. Si tratta di una decurtazione che interesserà tutti, anche quei redditi da lavoro già bassi, cui saranno chiesti ulteriori sacrifici e che, prevedibilmente, non avranno neanche dei risparmi sufficienti per sopperire alle mancate

 

entrate. Anche le misure temporanee di sostegno alla liquidità delle imprese presentano più ombre che luci.  Un esempio per tutti è quello dell’accesso  ai finanziamenti  pari  ad almeno 25.000 euro. A tal proposito bisogna chiarire che tale aiuto economico non sarà concesso a tutte le PMI, poiché l’importo del prestito  non potrà superare il 25 per cento dei ricavi dell’impresa  (risultanti dall’ultimo  bilancio depositato o dall’ultima dichiarazione fiscale presentata alla data della richiesta di garanzia).

Pertanto solo chi ha ricavi pari ad almeno 100mila euro potrà ottenere il finanziamento  di 25mila euro; i soggetti più deboli, con ricavi più bassi, potranno accedere a finanziamenti di fatto insufficienti  al loro sostentamento finanziario. Probabilmente  sarebbe più equo prevedere per tutte le  PMI una soglia minima di concessione del credito pari a 15.000 euro senza tener conto della soglia dei ricavi mentre, per accedere a importi superiori, applicare il criterio della percentuale di ricavi pari al 25 per cento. Allo stesso modo, in merito alla sospensione  degli adempimenti  tributari e contributivi, sarebbe ragionevole prevedere il pagamento d’imposte  e contributi in ventiquattro rate a decorrere dal mese di gennaio

2021. Quanto detto è frutto di  riflessioni in merito all’attuale contesto ma, al di la di ciò,  la possibilità di far ripartire realmente l’economia del nostro paese, appare indissolubilmente  legata ai tempi  e alle modalità di utilizzo delle misure che l’UE metterà concretamente in campo.


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