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Il Benevento vola ancora più su, “dal vento rapito … a volare nel cielo infinito”

Posted By sport On 24 novembre 2019 @ 09:15 In Calcio,Testata | No Comments

Il Benevento vola. Sulle ali dell’entusiasmo, ma anche della compattezza tattica e della concretezza.
Inzaghi fiuta il vento giusto e non sbaglia neppure una mossa, spingendo la Strega ancor più avanti in classifica: +6 sulla seconda Pordenone, +7 sulla terza proprio il Crotone, in attesa di Cittadella-Pisa che potrebbe portare i granata a -5 dai giallorossi.
Col Crotone l’allenatore piacentino preferisce il gioco di rimessa e un assetto tattico più offensivo per provare a stendere lo Squalo. Il tecnico mette da parte il 4-4-2, giusto il tempo necessario però, e, seppur con una difesa composta da un solo centrale di ruolo, Antei, per l’assenza last-minute di Tuia (ultimo centrale a disposizione a causa delle assenze del lungodegente Volta e del muro Caldirola fermato dal Giudice sportivo per un turno) e con Gyamfi adattato nell’inedito compito, ricoperto però da veterano, si presenta sul terreno di gioco col 4-3-3, spiazzando tutti, anche il trainer dei rossoblù Giovanni Stroppa, almeno per un tempo, ma sufficiente a indirizzare la gara. In mediana ci sono contemporaneamente Hetemaj (a destra), Schiattarella (al centro) e Viola (a sinistra). In attacco viene avanzato Insigne a formare il tridente con Coda e Sau.
Un azzardo cambiare modulo contro un avversario forte come il Crotone? Macché! Super Pippo lo aveva già detto tempo addietro in conferenza stampa e ribadito ancora una volta nel post gara coi pitagorici. “Con tre centrocampisti così sarebbe un sacrilegio tenerne uno fuori.”
La nuova disposizione lo ripaga in pieno. I sanniti soffrono poco in fase passiva – tra l’altro questa non sarebbe neppure una notizia, visto che i giallorossi sono la miglior difesa del torneo cadetto, se non fosse per il nuovo modulo e la coppia inedita di centrali – e sono più fluidi in quella attiva: il pallone sembra girare di più e meglio. Il fratello di Lorenzo appare più a suo agio alto a destra, a supportare le due punte ma anche nel cercare da solo la porta, e Viola più ispirato e libero di agire. I suoi lanci a cercare la profondità e liberare gli attaccanti al tiro, specie l’Ispanico, sono pennellate che rasentano la perfezione, gioie per i piedi più fini e sanguinosissimi per gli avversari se fossero capitalizzati come dovrebbero. Il raggio d’azione del Giotto di Oppido Mamertina è quasi a 360 gradi: copre, difende, recupera palloni, si propone per ricevere e iniziare l’azione. E’ lui al minuto dieci del primo tempo a presentarsi in area, liberarsi con un numero del suo marcatore e guadagnarsi la massima punizione, per essere steso in maniera goffa ed evidente. Precisione, unita a freddezza e determinazione che l’Highlander (letteralmente l’immortale) mostra anche sul dischetto, mandando l’esperto Cordaz da una parte e la palla dall’altra, a rotolare inesorabilmente in fondo al sacco.
Lottano instancabilmente, facendo ripartire sempre l’azione d’attacco giallorossa, Hetemaj e Schiattarella. Per loro molto lavoro sporco, ma di qualità. La loro esperienza e personalità si fa sentire eccome sul rettangolo di gioco. Almeno fino a quando le batterie reggono il carico. Bravo però il tecnico a vedere la spia del fuel accesa sulla linea centrale del campo e a inserire subito forze fresche, ripristinando pure il 4-4-2 per meglio fronteggiare la spinta sulle corsie laterali dei rossoblù.
Dietro, invece, è Antei a guidare il reparto, ma è Gyamfi a sfoderare la prestazione perfetta, da 10 in pagella. Attenzione e precisione nelle coperture, combinato a un gran senso tattico e della posizione, sono le armi che sterilizzano un bestione d’area di rigore come Simy e tengono lontano l’altro armadio Messias, costretto a tentare la fortuna con qualche conclusione estemporanea dalla distanza o a disegnare qualche tracciante per i compagni.
La coppia giallorossa regge, senza scoppiare, anche quando il buon Stroppa getta nella mischia tutti gli uomini d’attacco a sua disposizione: Vido, Mustacchio e in ultimo Nalini.
Poi ci pensa Riccardino Improta, in pieno recupero, a chiudere la contesa e consentire ai suoi compagni giusto un paio di minuti di relax prima del fischio finale, giusto premio per lo sforzo profuso. A propiziare l’azione gol i soliti noti, anzi il solito noto: Nicolas Viola che, per l’ennesima volta, pesca con precisione Coda. Ma questa volta il bomber di Cava non può correre tutto solo verso la porta perché sulla traiettoria c’è una maglia rossoblù pronta a sbarrargli la strada al primo affondo, allora si appoggia al centro, verso Tello, sperando di liberarsi del difensore e di ricevere nuovamente palla. Ma il colombiano gira sull’altro fronte, quello mancino, per Speedy Gonzales che, dal limite, in un battito di ciglia, carica il sinistro e infila Cordaz sul suo palo. Chapeau!
Termina tra il fragore degli applausi del pubblico di casa, accorso in buon numero: per la prima volta in stagione superati i diecimila paganti (10302 in totale). Il Benevento va, vola ancora più su “dal vento rapito … a volare nel cielo infinito …”

di Edoardo Porcaro

 


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