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Programma di mandato, l’intervento del sindaco Mastella in Consiglio comunale

Posted By redazione On 8 novembre 2016 @ 17:59 In Attualità,Politica | No Comments

Di seguito l’intervento del sindaco Clemente Mastella in occasione del Consiglio comunale di presentazione del programma di mandato tenutosi stamani a Palazzo Mosti.

Sono finiti i grandi sogni che indicano la via. Addormentarsi è inutile e svegliarsi è superfluo. Dopo anni di trepida attesa, la ripresa non è arrivata e non è più data come imminente. E’ tramontata l’ideologia dell’ottimismo ed ognuno si consegna al sorriso dolente, scandito da un “non ce ne possiamo fare che una ragione”. Noi possiamo esercitarci, certo, nel formulare scenari futuri anche per le nostre vicende domestiche, ma per i fatti evolutivi dell’economia internazionale non saremmo mai in grado di prevedere come sarà effettivamente la nostra realtà locale. Va allora richiamata, prima di decidere cosa fare e come farlo, un’altra verità banale, e cioè che non è pensabile una ripresa, un superamento dei nostri affanni finanziari senza una riflessione sulla base reale nella quale siamo chiamati ad operare.

Ecco perché il Programma di Mandato, oggi all’attenzione del Consiglio Comunale, pur non essendo esaustivo delle intenzioni e dei progetti che saranno messi in campo in questi cinque anni, ne traccia una utile direttrice.

Si tratta della sintesi di indirizzo politico che informerà l’azione collegata ad alcune delle principali tematiche amministrative che, come chiarito nel documento, potranno certamente variare in funzione delle contingenze e dei contributi che arriveranno dai cittadini, dalle associazioni, dalle istituzioni.

Il programma non esaurisce, dunque, i campi di intervento, le priorità, le emergenze. Lo strumento, però, delinea a proposito di alcuni ‘casi tipo’ quali saranno le linee guida perseguite dall’amministrazione comunale.

Per realizzare un’operazione verità e offrire un concreto esempio di trasparenza, abbiamo immaginato di offrire al lettore/cittadino uno spaccato reale della situazione economica.

Grazie ad una fotografia tratteggiata da numeri e cifre, abbiamo cristallizzato la situazione patrimoniale e finanziaria dell’Ente all’atto dell’insediamento. Da queste premesse muove il mandato amministrativo 2016-2021: il riscontro offerto, potrà fornire agli organi consultivi come ai singoli cittadini, la possibilità di valutare meriti e demeriti nell’applicazione delle misure prospettate.

L’illustrazione della situazione contabile non vuole rappresentare un alibi all’attuazione del programma ma, come detto, definisce le coordinate di partenza della vicenda amministrativa. In una condizione certificata di predissesto, come quella in cui abbiamo ereditato l’Ente, e a un passo dal dissesto finanziario vero e proprio, sarebbe facilissimo indicare i vincoli di bilancio quali insormontabili ostacoli all’applicazione delle misure prospettate già in campagna elettorale.

La questione del nostro stato di salute finanziaria è stata requisita da una polemica senza nè capo, né coda, mentre invece va dissequestrata e riportata non alla libertà dei numeri, ma va affidata alle coscienze libere che sanno accettare e valutare la sintassi dei numeri per quella che è, ovvero drammatica.

L’impostazione assunta, invece, è esattamente opposta: il tributo iniziale ad Aldo Moro che inaugura il documento, ne descrive immediatamente la ratio.

“Anche nella necessità si può essere liberi…”: anche nelle più complesse condizioni economiche e amministrative si può immaginare di lavorare al rilancio del sistema città.

Per questa ragione, oltre che per la vocazione pluriennale che caratterizza il documento, vengono riproposti numerosi degli obiettivi strategici e delle misure d’intervento, già descritte ai cittadini nel corso del confronto elettorale.

Un’impostazione che non cozza con la strada stretta imposta dai bilanci perché racconta quali saranno gli obiettivi che si intende favorire e raggiungere nel corso dei 5 anni.

Confermiamo e ribadiamo gli impegni assunti con i cittadini. Ben consci che la stragrande parte delle iniziative e dei progetti che saranno attuati non sono contenuti in questo documento: una cosa è infatti certa, al di là delle previsioni programmatiche, tutte le azioni che di volta in volta si paleseranno come in grado di assicurare un vantaggio al sistema territoriale di Benevento, saranno perseguite!

Così come, non è possibile esaurire in un solo documento le progettualità che si intende mettere in piedi per rilanciare la qualità della vita all’interno di quartieri e contrade, visto che tutte le iniziative tenderanno a questo stesso risultato.

Aver avuto a disposizione i primi mesi di mandato per la realizzazione del programma, ha certificato in maniera inequivocabile quanto già registrato nel corso dell’ultimo confronto elettorale: Benevento ha bisogno di tutto.

Numerose le emergenze, ordinarie ed extra ordinarie che attanagliano la città: c’è fame di lavoro, in generale di economia, di infrastrutture, di alloggi, di qualità ambientale, di qualità dei rapporti sociali. No v’è dubbio che tali necessità caratterizzeranno la quotidianità dell’azione amministrativa, in maniera evidentemente sottointesa.

La mia azione programmatica sarà rivolta a convincere prima, e a scovare poi, i cosiddetti “furbetti dei quartierini della città”, il cui mancato pagamento delle tasse è così alto, vergognosamente alto, che ha costretto in questi anni e costringe a una caduta verticale del nostro sistema di città, che vorrei invece solidale.  Al riguardo non è possibile accettare un silenzio e un vuoto di volontà da parte dell’amministrazione. Occorre una torsione decisa nella direzione dell’equità, è fondamentale.

Allo stesso modo, non credo sia necessario ribadire i tratti caratteristici del posizionamento storico e geografico di Benevento, per affermare che tutte le occasioni di sviluppo e di rilancio, frutto delle peculiarità orografiche e storico-produttive, saranno efficacemente ricercate. Che Benevento sia baricentrica tra due mari, al centro di grandi corridoi europei, potenzialmente snodo nevralgico per gli scambi di merci e persone tra Est e Ovest, sono dati che non vanno più solo raccontati, ma che vanno cristallizzati in occasioni produttive.

Allo stesso modo non credo ci siano dubbi sul fatto che le attuali condizioni di ritardo economico e produttivo, necessitino una condivisione dell’azione amministrativa tra tutte le parti politiche titolari della rappresentanza.

Credo si possano mettere da parte visioni di piccolo cabotaggio o legate all’utilità marginale delle singole forze politiche o, ancora meno, al protagonismo dei soggetti. C’è bisogno, ovviamente ciascuno per propria parte, dell’attenzione e del contributo di ciascun membro delle istituzioni locali per poter assicurare quel rilancio, anche di immagine, che i beneventani chiedono, attendono e meritano.

In questo senso l’appello al Consiglio Comunale è principalmente rivolto, non già all’assunzione  di un atteggiamento accomodante o consociativo, ma alla realizzazione della missione di controllo ed indirizzo, capace di innalzare il livello del confronto arricchendo obiettivi e finalità, magari anche collaborando alla concreta attuazione.

Se Benevento migliorerà nei prossimi 5 anni, non sarà un merito ascrivibile al sindaco Mastella, ma a questa classe dirigente giovane e volonterosa, alla quale vengono sottoposte oggi sfide importanti ed ambiziose.

Sono certo che il Consiglio saprà comprendere il momento storico e declinarlo, al di là del dibattito odierno, nella maniera più utile ai cittadini. D’altra parte, non credo ci siano più margini per una politica che auspica il peggioramento delle condizioni complessive, al fine di lucrare un’utilità marginale. Sarebbe una visione miope, non comprensibile, ma soprattutto avversata dagli amministrati!

Senza dubbio dell’intera impalcatura del programma, una condivisione di azione tra tutte le forze politiche, sarà perseguita nel rinnovamento dei regolamenti che disciplinano le attività consiliari: siamo convinti che le regole si scrivano insieme!

Mi auguro che a partire dal dibattito odierno si possano individuare forme e modi condivisi, di un confronto che sia schietto, anche duro, ma sempre produttivo di effetti ed utilità per la nostra comunità.

Non siamo qui forzati – potremmo dire riprendendo ancora l’insegnamento di Aldo Moro -  ma per provare a capire e farci capire, per rintracciare tutto ciò che è utile a Benevento, perché anche nella necessità qualcosa di utile può emergere.

Voglio bene alla mia città e mi fa male vederla così. La vedo malata, ma questo è un motivo in più per amarla. La vedo fragile, stanca e spaventata, ma è la ragione per cui mi sono candidato a guidarne la ripresa. Io spero che cresca in tutti noi quello spirito resiliente che, secondo gli psicologi, è la capacità di reagire in modo positivo ad eventi di natura traumatica, senza soccombere di fronte alle difficoltà. Dovessi giudicare oggi la struttura dell’Ente, non solo la sua capacità finanziaria, il futuro potrebbe apparire una minaccia, mentre invece sarà e farò in modo che sia un’occasione per il Comune, soprattutto per Benevento e per i beneventani. Tutto ciò a condizione di mettere in campo il nostro scheletro contadino, e cioè un modello più disciplinato e sobrio nei comportamenti individuali e collettivi.  Non tanto il programma, ma la mia e nostra azione che non accettano un limbo nel quale si rischia di precipitare e dove, come diceva Turati, ci sono “mezze tinte, mezze classi e mezze persone”.

Benevento è bella ma, è inutile nasconderlo, è in declino. Provo, proviamo ad evitare di farla precipitare in caduta verticale verso un recinto sicurizzante, inerziale perché frutto di paura. Ecco perché il mio programma, ma soprattutto il mio e il nostro agire non attuino propositi continuisti, non si rifugi nel retroterra ospiziale dell’accettazione dei fatti compiuti, ma cerchi con coraggio di planare al di là di queste difficoltà. La mia prognosi dice si stanno avvicinando tempi di ferro, ma anche di straordinaria opportunità per la città. Sapremo coglierle? Dipende da noi, da quello che saremo in grado di fare. Mi sono messo in discussione per questo, ho rischiato la mia storia politica per questo, ho abbandonato il mio desiderio di rivincita politica e personale pensando solo ai cittadini e alla città, a quello che è possibile fare.

A differenza di Lutero, che diceva “io non posso agire diversamente”, io dico che sono qui come sindaco e non voglio diversamente.

 


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