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Bosco (Uil): ‘Una legge per riqualificare il rapporto di lavoro nel pubblico impiego’

Scritto da il 11 febbraio 2012 alle 12:32 e archiviato sotto la voce Lavoro, Territorio. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

La Uil di Benevento comunica che le categorie del pubblico impiego, Uil Fpl (enti locali e sanità), Uil Pa (ministeri e funzioni centrali) e Uil Rua (università e conservatori), hanno promosso una legge di iniziativa popolare per riqualificare positivamente il rapporto di lavoro e di impiego alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 2, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, notevolmente deprezzato a seguito dell’entrata in vigore della Riforma Brunetta (legge 4 marzo 2009, n. 15 e decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150).

“Siamo più che certi – assicura il leader della Uil sannita, Fioravante Bosco – che la valorizzazione della professionalità dei pubblici dipendenti e del prezioso capitale umano, che quotidianamente assicura il funzionamento del complesso meccanismo amministrativo e burocratico del nostro Paese, attraverso l’erogazione di beni e servizi ai cittadini utenti, costituisca l’unica leva attraverso la quale conseguire un effettivo miglioramento qualitativo dei servizi offerti dalle amministrazioni pubbliche. La Riforma Brunetta ha notevolmente svilito la professionalità e il ruolo del dipendente pubblico con una serie di interventi fortemente penalizzanti, cui hanno fatto poi seguito ulteriori disposizioni (quali il blocco delle retribuzioni e dei contratti e la mobilità d’ufficio) fortemente demotivanti e lesivi della dignità dei lavoratori delle amministrazioni pubbliche. L’intento della proposta di legge è quello di non vanificare il lungo processo di privatizzazione del rapporto di lavoro che ha caratterizzato la riforma del lavoro pubblico degli anni ’90, culminando con l’emanazione del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. La del rapporto di lavoro si concretizzava, infatti, nell’esistenza di una fonte di regolamentazione di tipo prevalentemente pattizio ed evincibile dalle norme della contrattazione collettiva e dai principi del codice civile, venuta meno a seguito della entrata in vigore della Riforma Brunetta che, modificando in modo significativo il rapporto di lavoro nel pubblico impiego nella sua natura e nella sua struttura ontologica, ha dato vita ad una sorta di : è vero, infatti, che il rapporto di lavoro pubblico rimane contrattualizzato; ma, in presenza di una nuova ripartizione tra materie riservate alla legge statale e alla contrattazione collettiva e con la potestà attribuita al legislatore di modificare unilateralmente aspetti e tratti distintivi del rapporto di lavoro, la c.d. “contrattualizzazione” ha ormai lasciato il posto ad una sostanziale , in chiave autoritativa, del lavoro pubblico, finalizzata a comprimere il più possibile gli interessi dei lavoratori pubblici”.

Sulla gazzetta ufficiale del 9 febbraio 2012 è stato pubblicato l’annuncio della proposta di legge «Modificazioni al decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, alla legge 4 marzo 2009, n. 15, al decreto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150, nonché ad altre disposizioni, in materia di lavoro pubblico per l’armonizzazione tra impiego pubblico e privato» di cui i promotori sono appunto Uil Fpl (enti locali e sanità), Uil Pa (ministeri e funzioni centrali) e Uil Rua (università e conservatori).

Fioravante Bosco così conclude la presentazione della proposta, che nei prossimi giorni vedrà protagonista la Uil per la raccolta delle firme tra i lavoratori e i cittadini: “La proposta di legge intende ripristinare il quadro normativo previgente alla riforma Brunetta al fine di restituire ai dipendenti pubblici la rispettabilità e il prestigio che le stesse norme di rango costituzionale riconoscono loro. Intende, altresì, eliminare le ulteriori misure punitive introdotte dalle varie manovre di finanza pubblica che, al fine di ridurre la spesa pubblica, al posto di combattere i notevoli sprechi esistenti nell’amministrazione, hanno ingessato il trattamento economico delle categorie del pubblico impiego, senza possibilità di recupero, incidendo pesantemente sul potere di acquisto di numerosissime famiglie italiane”.

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