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direttore Antonio De Cristofaro

Il Duomo soffocato da colonne di cemento armato per un museo pubblico su suoli privati.

Scritto da il 9 aprile 2012 alle 17:52 e archiviato sotto la voce Ambiente, Attualità, Politica, Testata. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

E’ passata anche la Pasqua del 2012 e la condizione di Piazza Duomo, il cuore del centro storico della “città dell’Unesco”, dopo 69 anni dai bombardamenti non trova ancora una decorosa sistemazione. Le colonne di cemento armato crescono soffocando la Cattedrale per dare spazio al progetto privato-pubblico approvato tra il 1999 e il 2006 dalle amministrazioni di centrodestra, con l’opposizione del centrosinistra, e ora gestito in modo scandaloso dalla maggioranza di centrosinistra tra la disattenzione colpevole delle opposizioni consiliari.
Dopo la guerra fu approvato il Piano di Fabbricazione che consentì al Comune, agli inizi degli anni ’50, di espropriare parte dei suoli privati per allargare l’area davanti al Duomo e realizzare via Goduti. Lo stesso strumento urbanistico permetteva ai privati di ricostruire buona parte della volumetria preesistente alla guerra, ma essi non riuscirono a costituire un Consorzio legittimato a edificare. Alcuni di loro si limitarono a ricavare tra le rovine degli edifici bombardati, alcuni locali commerciali che sono rimasti attivi fino agli inizi degli anni ’70. Il resto della piazza era in parte occupato da cumuli di macerie e in parte adibito a parcheggio.
Dopo la rimozione di tutti i resti degli edifici bombardati, per circa due decenni fino agli inizi degli anni ‘90, lo spazio antistante al Duomo fu interamente utilizzato come area di sosta. Agli inizi degli anni ’70 gli strumenti urbanistici redatti da Bruno Zevi e Sara Rossi sottolinearono l’importanza dell’area adiacente al Duomo, come cuore della città e quindi “luogo privilegiato delle attività sociali, politiche e religiose della comunità”. Il progetto dei due urbanisti prevedeva la Cattedrale al centro di una grande piazza racchiusa tra due edifici, l’uno lungo via Pasquali e l’altro a ridosso del Palazzo Napolitano in Piazza Orsini. La previsione della grande piazza davanti al Duomo, fu cancellata dall’amministrazione guidata da Pasquale Viespoli che tra il 1999 e il 2000 autorizzò la costruzione di un edificio privato di 6.000 metri cubi su parte dell’area antistante alla Cattredale e poi approvò il progetto di museo per occupare interamente il resto dei suoli in modo da evitare il “vuoto desolante della piazza” come allora sostenne l’assessore all’urbanistica in carica, l’arch. Giuseppe Iadicicco.
I proprietari dei terreni riuniti nel Consorzio Cepid, firmarono nel 1999 una convenzione urbanistica con la quale si impegnavano a cedere al Comune gratuitamente i suoli necessari per la costruzione dell’opera pubblica, ma questo passaggio di proprietà non c’è mai stato. Invece le aree pubbliche, rappresentate dalle strade esistenti prima dei bombardamenti, (via Tommaselli, vico Bilotta e vico Acciaro), estese complessivamente 740 mq, sono state utilizzate dal Consorzio Cepid per calcolare la volumetria del palazzo privato che, per almeno un terzo, è di proprietà del Comune. L’amministrazione guidata da Fausto Pepe, non ha rivendicato tale diritto e addirittura ha adottato il Piano Urbanistico Comunale classificando tutta l’area antistante al Duomo come zona F4 cioè “area privata sulla quale si possono costruire residenze servizi e negozi”. Allo stato, pertanto, il Museo pubblico viene costruito in gran parte su terreni privati, mai espropriati e mai ceduti al Comune. E questo rafforza la posizione dei proprietari del Consorzio Cepid i quali hanno già fatto sapere che cederanno i suoli solamente quando il Comune acquisterà lo scheletro del loro palazzo, adesso già intimamente connesso all’opera pubblica in costruzione. Il Comune dove troverà i soldi? E’ facile immaginare che questa confusione di ruoli creerà altre complicazioni all’ex Piazza Duomo il “cuore del centro storico di Benevento” che continuerà a essere sacrificata a logiche speculative .
Il presidente – Gabriele Corona

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