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8 Marzo, Basile: ‘Ha perso il suo valore intrinseco’

Scritto da il 8 marzo 2012 alle 13:39 e archiviato sotto la voce Territorio. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

‘8 marzo: giornata internazionale dei diritti della donna, istituita oltre un secolo fa per ricordare le lotte che tante donne hanno intrapreso, a volte a discapito delle proprie vite, per difendere i propri diritti e per conquistare pari dignità in un mondo fortemente discriminatorio’. E’ quanto scrive in una nota Daniela Basile.
‘ A distanza di oltre un secolo, questa giornata ha perso il suo valore intrinseco e si è trasformata in un involucro speculare e consumistico in cui il significato fondamentale è stato soppiantato da innumerevoli stereotipi ed etichette che hanno contribuito a danneggiare il senso e l’immagine della donna stessa.
Mimose, cene solo femminili, spogliarelli maschili, auguri affettati, premi alle donne dell’ anno costituiscono una prassi, un luogo comune che minimizza la ricorrenza e la trasforma in un grosso contenitore vuoto. Non è una minigonna o una serata fuori dalle righe che rendono una donna libera da discriminazioni ma la prassi, le lotte quotidiane che si intraprendono 365 giorni su 365 sono la differenza, quell’input costante che fa sì che i diritti universali siano
riconosciuti.
L’8 marzo dovrebbe avere una nuova connotazione soprattutto oggi. A distanza di oltre un secolo dal lontano 1908, la società si è evoluta tecnologicamente, è progredita scientificamente ma purtroppo, è rimasta ancorata a quella data per quanto concerne il riconoscimento dei diritti fondamentali quali quello alla vita e al lavoro tutelato.
Da allora qualche gradino è stato salito e qualche diritto su carta è stato riconosciuto ma, come allora è necessario manifestare e lottare strenuamente per ottemperare il riconoscimento di quegli emendamenti scritti che troppo spesso si finge di non vedere o si tenta di cancellare. I soprusi quotidiani vanno oltre i generi: lavoro a nero, morti bianche, sfruttamento lavorativo, promozioni di genere o su ricatto, mercificazione dell’individuo, commercializzazione dell’immagine e trasformazione delle figure maschili e femminili in una grande vetrina fatta di apparenze, stereotipate.
La società attuale non è come quella degli spot, dove nuclei familiari ben vestiti , con una silhouette perfettamente palestrata e un maquillage che nasconde tutte le imperfezioni, consumano allegramente le merendine. Dietro quel trucco si nasconde una realtà ben diversa, si celano individui che al di là dell’appartenenza di genere, quotidianamente affrontano mille avversità e innumerevoli ingiustizie.
Questa giornata dovrebbe commemorare il vero e non l’apparire. Questa giornata dovrebbe denunciare e presentare il reale riflesso dello specchio sociale e dovrebbe ricordare tutti coloro che muoiono sul lavoro per mancanza di tutele sulla sicurezza o che subiscono ricatti morali, o sono oggetto di violenze e di abusi di qualsiasi tipo, o ancora difendono il posto di lavoro e lottano contro la povertà e la precarietà. Oltre un secolo è passato e poco è cambiato rispetto ad allora . Mi chiedo pertanto cosa ci sia da festeggiare e se non sia giunto il momento di trasformare questa giornata nel giorno della vergogna dei diritti universali negati. Nel secolo dell’avanguardia è scandaloso che gli individui debbano
ancora lottare per vivere dignitosamente che intere famiglie debbano soffrire ancora i morsi dell’incertezza e della povertà e che questa società dell’apparire soffochi la verità costruendo una realtà virtuale e perfetta in
cui il bello regna sovrano.
La vita da favola costruita dai media è il mezzo attraverso il quale si cerca di dimostrare in modo illusorio che a distanza di un secolo la felicità universale è stata raggiunta. Festeggiare secondo gli standard imposti equivale a darla vinta a chi in questo momento cerca invano di coprire le sconcertanti evidenze.
Usiamo quindi questa giornata commemorativa per denunciare la veridicità delle cose e ricordare quanti nonostante le
avversità si battono per riconquistare quanto scritto da secoli su carta’.

Daniela Basile

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