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Frana di Arpaise, lettera aperta di un cittadino colpito dalla calamità

Posted By redazione On 14 marzo 2011 @ 11:31 In Attualità,Foto | No Comments

In merito alla frana che ha colpito una parte del comune di Arpaise nel mese di dicembre, un cittadino del posto ha scritto una lettera aperta alle istituzioni competenti per chiedere il loro di intervenire.

Riportiamo di seguito il testo della missiva:

‘Sono, anzi ero, un abitante del Comune di Arpaise e mi chiamo Leopoldo Parente.
Ho perso la mia casa, il mio lavoro, il reddito e tutto ciò che avevo nella calamità del 3 dicembre dell’anno scorso. Ad oggi, a distanza di oltre tre mesi, nulla è stato fatto e nonostante stia cercando di sopravvivere, visto che non sono morto nella frana, non trovo un appiglio sicuro che possa sostenermi o darmi certezze e come la mia casa scivolo sempre più giù.
Ormai la mia forte voce sta diventando sempre più un flebile lamento che non si riesce nemmeno a percepire ed oltre ad essere ormai debole viene da un baratro ed è anche sovrastato da inutili chiacchierii. Mi sono e mi sto battendo con tutte le mie forze, ormai residue ed al collasso, per conservare la mia dignità.
Sono un uomo che ha perso la totale fiducia nelle istituzioni perché forse ho incontrato sulla mia strada non buoni padri o madri di famiglia, ma burocrati insensibili, con la pancia piena che tengono solo alla loro poltrona ed alle loro prebende ed invece di aiutarmi mi danno una spinta per farmi sprofondare sempre più nel baratro, standosene con le mani in mano e assicurandosi che la loro porta sia ben chiusa affinché io non possa entrare per dare fastidio.
Dai mezzi di comunicazione si sentono tante cose belle, di umanità, di aiuti, di fratellanza, di altruismo, benevolenza, bontà, carità, che si aiutano gli extracomunitari, i bisognosi, i cittadini ecc…. ma sarà vero?
Allora perché non aiutano me? Forse perché la mia è solo una piccola famiglia ed oltretutto del Sud? Non facciamo notizia, non aumentiamo le tirature dei giornali, gli indici di ascolto?
Forse siamo solo cittadini di serie C/2?
Quelli che hanno lavorato una vita, con tanti sacrifici e rinunce per farsi una casa, per avere una vita dignitosa, nel momento del bisogno per cause non a loro imputabili debbono morire?
Non vanno aiutati?

La realtà è ben diversa da quella che abbiamo modo di vedere e solo coloro che l’hanno vissuta e sono ancora vivi possono capirla e vederla in tutta la sua crudeltà per poter essere solidali e condividerlo.

Chiedo alle Istituzioni, ancora una volta, in questo momento così particolare della mia vita, di aiutarmi a ripartire, perché sono su una ripida salita e su un baratro, poi cercherò di proseguire da solo come ho sempre fatto insieme alla mia famiglia e cercherò di restituire tutto quello che mi sarà dato’.


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