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Pontelandolfo, presentata la centrale elettrica da 550 MW.

Posted By redazione On 4 ottobre 2011 @ 19:14 In Foto,Territorio | No Comments

Con un investimento privato di 600 milioni di euro, senza alcun finanziamento pubblico, né utilizzo dei certificati verdi, sarà realizzata una centrale idroelettrica da 550 megawatt interamente costruita in territorio di Pontelandolfo utilizzando l’acqua della diga di Campolattaro. Per la realizzazione dell’opera, che dovrebbe concludersi per il 2018, è prevista una media di 300 addetti all’anno per 5/6 anni con punte anche di 500, il personale in fase di esercizio, invece, sarà di 30 addetti.
E’ quanto è stato affermato presso la Sala Giovanni Paolo II a Pontelandolfo, dove il 30 settembre scorso si è svolta la riunione di presentazione del “Progetto REC (Impianto Idroelettrico di regolazione)” collegato alla più grande diga della Campania, quella di Campolattaro, realizzata nel corso di circa 20 anni dall’allora Cassa per il Mezzogiorno e affidata nel 1997 alla gestione della Provincia.
Sono intervenuti alla presentazione: il presidente della Provincia Aniello Cimitile, il Sindaco di Pontelandolfo Cosimo Testa, il vicesindaco Donato Francesco Addona, il direttore della società Repower Italia Fabio Bocchiola, e l’architetto Italo Rota.
Alla presentazione erano presenti i consiglieri comunali Giuseppe Albini, Mancini Nicola 49, Marta Solla, Domenico Rinaldi, Eriberto De Blasio; l’assessore Perugini Nicola, le imprese di Pontelandolfo; nonché molti tecnici e professionisti di Pontelandolfo e dei territori limitrofi.
In apertura dei lavori, il sindaco Testa ha annunciato che ormai da circa quattro anni si sta lavorando ad un progetto che candida Pontelandolfo ad essere il centro dell’energia pulita nel sud Italia e che tutta l’Amministrazione sta lavorando alla stesura di uno schema di convenzione con la società Repower Italia per la costruzione di una centrale idroelettrica realizzata tutta nel sottosuolo del tenimento di Pontelandolfo, alimentata con le acque di un invaso naturale a monte che preleverà acqua dall’invaso di Campolattaro, a valle, mediante pompaggio.
“Pontelandolfo può essere il motore di una nuova centralità dell’acqua nello sviluppo sostenibile del Sannio – ha continuato il sindaco -. La centrale è un’opera strategica su cui convergere per il lavoro, la crescita economica e lo sviluppo, per una nuova valorizzazione e caratterizzazione di eccellenza ambientale e culturale del nostro territorio. Per noi la centrale idroelettrica costituisce un autentico volano di sviluppo per il territorio di Pontelandolfo di quelli limitrofi e del Sannio tutto.
In quanto al Progetto, il sindaco Testa ha detto che “siamo a un punto di snodo importante in quanto chiusa la lunga fase preliminare di analisi, studio di fattibilità, progettazione preliminare e passata la fase successiva di progettazione definitiva e di concreto dispiegamento dell’investimento necessario, siamo ora alla fase di presentazione del progetto agli organi competenti del ministero dell’ambiente per le necessarie autorizzazione”.
La centrale sarà realizzata dalla Repower Italia con una potenza di 550 MWe, impegnando soltanto 7 Mmc su 110 di acqua che l’invaso di Campolattaro potenzialmente è in grado di raccogliere.
Dall’area della diga partirà una condotta sotterranea di circa otto chilometri che alimenterà un altro piccolo invaso a monte; da questo secondo invaso l’acqua, per caduta, alimenterà una centrale idroelettrica posta nel sottosuolo a trecento metri di profondità. La condotta e la centrale idroelettrica delle dimensione della cattedrale di San Pietro saranno realizzate tutte in territorio di Pontelandolfo.
E’ previsto un investimento privato di 600 milioni di euro senza alcun finanziamento pubblico. Per la realizzazione dell’opera, è prevista una media di 300 addetti all’anno per 5/6 anni con punte anche di 500. Il personale in fase di esercizio, invece, sarà di 30 addetti a cui bisognerà aggiungere quelli dell’indotto.
La Repower prevede che la marcia commerciale, ossia l’avvio delle attività per la centrale, sarà il primo semestre del 2018. La convenzione da stipulare con il comune di Pontelandolfo prevede che al comune verrà garantito un contributo annuo fisso 50 mila euro per cinque anni dall’inizio dei lavori, una fornitura di energia elettrica di 350 MW annui per usi comunali per la durata di sette anni, dall’entrata in funzione della centrale, il risanamento della cava Carpineto con la realizzazione di un’area di sosta attrezzata, il rifacimento del manto del campo di calcio a 5 e del campo di tennis, a valle di viale Europa, oltre naturalmente al pagamento di tutto quanto dovuto a termini di legge in riferimento ad occupazione di suolo pubblico, immobili, opifici industiali.
La Repower si impegna a produrre ricadute occupazionali sul territorio e attuare prioritariamente il coinvolgimento di imprenditoria locale e a realizzare il sistema infrastrutturale necessario per la costruzione e la gestione dell’impianto.
“Per noi e per il territorio di Pontelandolfo quella di oggi è una tappa importante per realizzare un’opera che non è semplicemente una centrale elettrica – ha commentato il direttore di Repower Bocchiola – ma un tassello di un progetto di più ampio respiro che, seguendo la tradizione della nostra azienda, testimonia la ricerca costante tra l’equilibrio della produzione e il rispetto dei luoghi”. La società Repower, inoltre, ha affidato all’architetto Rota lo studio preliminare e lo studio di fattibilità per il Parco delle Acque collegato alla centrale idroelettrica di Pontelandolfo.
Lo stesso Rota ha detto che tali studi sono già stati avviati ed è previsto l’allestimento di un laboratorio di studio e progettazione che sarà attivato presso il Centro Studi della Provincia. Il Parco, in sintesi, contemplerà un acquario, un habitat esotico, un’area termale e gli orti di alta collina.
Il presidente Cimatile ha assicurato il suo impegno a veder finalmente partire l’opera che non ha eguali nella nostra provincia, assicurando, inoltre, l’impegno di tutta la provincia che sta lavorando al fine di evitare che intoppi burocratici possano rallentare l’iter autorizzativo.


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