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direttore Antonio De Cristofaro

Fondi Europei, Caldoro risponde a interrogazione consiglieri Lonardo e De Flaviis

Scritto da il 2 febbraio 2011 alle 19:40 e archiviato sotto la voce Primo Piano. Qualsiasi risposta puo´ essere seguita tramite RSS 2.0. Puoi rispondere o tracciare questa voce

Risposta del Presidente della Giunta Regionale Caldoro all’interrogazione Consiglieri Lonardo e De Flaviis. In merito alle considerazioni poste dai consiglieri Lonardo e De Flaviis, non possiamo che condividere l’attualità e l’importanza dei temi posti. Al riguardo è, innanzi tutto, necessario formulare alcune considerazioni di carattere generale, che si riallacciano alle premesse ed alle considerazioni introduttive dell’interrogazione. Nel ciclo di programmazione 2000-2006 le risorse aggiuntive concesse alla regione Campania sono state investite in maniera generalmente impropria e non hanno contribuito in maniera significativa allo sviluppo socio economico della regione, la quale, di fatto, ha visto peggiorare i principali indicatori socio economici rispetto al periodo di avvio dei programmi. Tale fenomeno, comune anche alle altre regioni che rientravano nel cosiddetto Obiettivo 1, in Campania si è sviluppato in modo più acuto, evidenziando in modo particolare lo scarso impatto delle politiche strutturali nella nostra Regione, peraltro in un periodo dì congiuntura sfavorevole.  Riteniamo che, al più, gli aiuti straordinari, abbiano contribuito alla tenuta sociale del sistema regionale, sostituendo trasferimenti ed investimenti ordinari e sopperendo alla scarsissima capacità di investimento e di gestione ordinaria degli enti locali regionali. Valutiamo, in definitiva, che i fondi strutturali non abbiano rappresentato effettivamente quello spunto aggiuntivo in grado di determinare una crescita virtuosa dell’economia competitiva.  Vogliamo evitare che lo stesso fenomeno si ripeta nel periodo di implementazione del programma 2007-2013.  Tale considerazione è tanto più attuale quanto attuale è la crisi finanziaria del sistema occidentale, rispetto alla quale ci misuriamo con risorse sempre più scarse e rispetto alla quale la stessa Commissione Europea sta sviluppando un profondo dibattilo sul futuro e sulla modalità di attuazione della politica di coesione. Lo stesso Piano nazionale per il Sud del Governo, nelle cui premesse ci ritroviamo concettualmente perfettamente in linea, segue tali considerazioni e tale impostazione concettuale.  E’ a voi tutti nota la situazione disastrosa che abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione, che ci ha costretto ad un 2010 durissimo, nel quale, anche a causa dei vincoli determinati dal patto di stabilità interna, acuiti dal fatto che la precedente Amministrazione tali vincoli aveva violato, si è fortemente rallentata la spesa dei fondi strutturali.  Ma non tutto il male vien per nuocere, perché, nel rallentare la spesa, abbiamo potuto ripensare agli obiettivi da perseguire e concepire i meccanismi correttivi sui programmi, di cui subito si dirà, che abbiamo già iniziato a mettere in campo (p.e. piano per il lavoro) o vareremo nel prossimo futuro.   Per quanto riguarda il Fondo sociale europeo, con l’avvio delle azioni del piano del lavoro e la pubblicazione dei primi bandi, la situazione è sotto controllo e possiamo affermare che le politiche attive già messe in campo, oltre a costituire una valida risposta alle emergenze sociali ed alla richiesta di lavoro, ci metteranno al riparo, nel 2011, dai rischi dì disimpegno automatico dei fondi.  Rispondo, così, alle preoccupazioni sollevate dagli interroganti con riferimento ai problemi della crescita e della disoccupazione. Per quanto riguarda il PSR, l’andamento del programma è tale da non fare anticipare alcuna problematica, per il 2011. Per quanto riguarda il Fondo europeo di sviluppo regionale, vero oggetto della interrogazione, nel rispondere puntualmente ai quesiti posti, desidero informarvi che abbiamo ripensato radicalmente alla strategia di definizione e di implementazione dei grandi progetti del POR, sia in termini di definizione dei progetti stessi che di meccanismi di implementazione. Entro la fine del mese di febbraio, come peraltro richiesto dal CIPE nella delibera dello scorso 11 gennaio, intendiamo presentare in Giunta una delibera di riordino complessivo della materia dei grandi progetti, dando l’avvio ad almeno 12 nuove grandi operazioni per un valore di almeno 1,5 miliardi di euro, importo che supera di circa 300 milioni di euro quello che, per l’anno 2011, occorre certificare per evitare il rischio di disimpegno automatico.  Miriamo così ad una fortissima concentrazione delle iniziative, riducendo notevolmente la dispersione e la frammentazione degli investimenti.   Nel contempo, in coerenza con le linee direttrici del Piano Sud, che prevede una gestione più coordinata e sistemica dei fondi, saranno implementati meccanismi di accelerazione della spesa, come il maggiore ricorso alla sovvenzione globale lorda ad organismi intermedi.  Tra i grandi progetti che ci accingiamo a proporre rientrano iniziative importantissime di potenziamento dei sistemi portuali ed interportuali, rilanciando in maniera decisiva il ruolo della Campania quale piattaforma logistica integrata nel Mediterraneo e del porto di Napoli quale hub commerciale e crocieristico, oltre che di quello di Salerno come ulteriore polo di interscambio e di quelli di Castellammare e Torre Annunziata come centri per la cantieristica avanzata.   Ci accingiamo a dare rinnovato impulso alle attività di sviluppo competitivo delle imprese e del loro collegamento con sistemi di ricerca finalizzati al sistema produttivo, anche grazie alle forti sinergie che perseguiamo tra i programmi regionali ed i programmi nazionali nel settore della promozione della ricerca e competitività.  Nel ritenere di avere risposto in modo esauriente, nei termini suddetti, ai quesiti formulati, ringrazio gli interroganti della sollecitazione, che ci ha consentito di ribadire, anche in questa sede, uno dei punti qualificanti del programma elettorale, sul quale abbiamo concentrato i nostri sforzi al fine di correggere le politiche distorsive ed assistenzialiste che la passata amministrazione aveva iniziato ad implementare, presentandole impropriamente come forme di aiuto alle imprese. 

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